Patrizio Arabito cerca, trova ed esplicita il bello con affinata tecnica, sorvegliata consapevolezza di esercizio e scuola, che fa si che la sua arte si inserisca nel solco della migliore tradizione figurativa dando un suo personale ed encomiabile contributo.

Ma i suoi ritratti, arricchiti da preziosi tocchi chiaroscurali e luci soffuse, creano un inestricabile sviluppo di vaghezza e tensione, di tenerezza e di inarcamenti, di trasalimenti, di emozioni ed incanti.

Nella levità magica del bello, nella rappresentazione di una oggettiva individualità, nella trasposizione del reale, Patrizio Arabito ottiene quella “risonanza interiore” che per Kandinskij era il fine ultimo e supremo dell’Arte.

Il ritratto psicologico”realistico” non è, quindi, un mezzo per riportare il dato reale così come appare, ma l’unico mezzo per penetrare il senso più profondo e più autentico della realtà, che altrimenti, scadrebbe in un freddo, rigido e immoto scenario.

Sandro Serradifalco

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